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La dieta chetogenica (o “keto”) è un regime alimentare a basso contenuto di carboidrati, alto contenuto di grassi e moderato apporto proteico, progettato per modificare profondamente il metabolismo energetico. Riducendo drasticamente i carboidrati, il corpo esaurisce le riserve di glicogeno e entra in uno stato metabolico chiamato chetosi, in cui utilizza i grassi come fonte primaria di energia, trasformandoli nel fegato in chetoni. Questi composti forniscono carburante alternativo soprattutto al cervello e ai muscoli, favorendo un uso più efficiente dei grassi corporei e riducendo le fluttuazioni della glicemia, elementi chiave per un dimagrimento sostenibile.
Generalmente, tra 20 e 50 g di carboidrati netti al giorno, equivalenti a circa il 5-10% dell’apporto calorico quotidiano, a seconda del metabolismo individuale, del livello di attività fisica e degli obiettivi specifici di dimagrimento. Alcune persone particolarmente sensibili ai carboidrati possono necessitare di restare più vicino ai 20 g per entrare in chetosi rapidamente, mentre altre, più attive o metabolicamente flessibili, possono tollerare quantità leggermente superiori senza uscire dallo stato di chetosi.
I carboidrati netti si calcolano sottraendo fibre e polioli (zuccheri non assimilabili) dai carboidrati totali. Questo parametro è importante per rimanere in chetosi.
I primi risultati si possono notare già dopo 1-2 settimane, con una perdita media di 1-2 kg a settimana nelle fasi iniziali.
Per accelerare il passaggio alla chetosi, oltre alle strategie di base, può essere utile integrare l’alimentazione con olio MCT (trigliceridi a catena media), un grasso facilmente convertito in chetoni dal fegato, che fornisce energia immediata e può ridurre i sintomi della fase iniziale. – Ridurre drasticamente i carboidrati. – Aumentare grassi e proteine di qualità. – Fare attività fisica. – Integrare sali minerali e acqua.
La “keto flu” è un insieme di sintomi transitori, come stanchezza, mal di testa, vertigini o irritabilità, che può manifestarsi nei primi giorni di adattamento alla dieta chetogenica. Questi sintomi sono legati alla perdita di liquidi e sali minerali dovuta alla riduzione dei carboidrati. Per affrontarla al meglio è fondamentale mantenere un’adeguata idratazione, integrare elettroliti (sodio, potassio, magnesio) attraverso alimenti o integratori specifici, e concedersi il giusto riposo per permettere al corpo di adattarsi gradualmente. È un insieme di sintomi (stanchezza, mal di testa) che può comparire nei primi giorni. Si affronta con idratazione, sali minerali e riposo.
Non sempre è necessario contare le calorie in modo maniacale, ma tenere traccia di carboidrati e proteine può essere molto utile soprattutto all’inizio per capire se si è realmente entro i limiti chetogenici. Utilizzare un’app di food tracking o un diario alimentare aiuta a familiarizzare con le quantità, evitare sgarri involontari e mantenere il giusto equilibrio tra macronutrienti. Una volta acquisita esperienza, molte persone riescono a regolarsi anche senza pesare ogni alimento, basandosi su porzioni e alimenti ormai abituali.
Sì, ma le prime settimane possono richiedere un adattamento. Allenamenti a bassa intensità sono ideali nella fase iniziale.
Non obbligatori, ma integratori di elettroliti e proteine di alta qualità possono fare una notevole differenza. Gli elettroliti (come sodio, potassio e magnesio) sono fondamentali per mantenere l’equilibrio idrico, la funzionalità muscolare e nervosa, prevenendo crampi, stanchezza e cali di energia tipici delle prime fasi della keto. Le 100% Whey Protein sono ideali per raggiungere il fabbisogno proteico senza introdurre carboidrati in eccesso, preservando la massa muscolare e favorendo il recupero post-allenamento. Inoltre, sostituire uno dei pasti principali con uno shake di whey può essere una strategia pratica e veloce per controllare le calorie, aumentare la sazietà e mantenere costanti i livelli di energia durante la giornata.
Può aumentare l’HDL (colesterolo “buono”) e in alcuni casi il colesterolo totale, ma questo avviene generalmente insieme a un miglioramento di altri parametri cardiovascolari importanti, come la riduzione dei trigliceridi, una migliore proporzione tra HDL e LDL e una diminuzione dei marcatori infiammatori. In molte persone ciò si traduce in un profilo lipidico complessivamente più sano e in una riduzione del rischio cardiovascolare a lungo termine.
In persone sane, no: diversi studi hanno dimostrato che una dieta chetogenica ben bilanciata non comporta rischi significativi per la salute renale o epatica. Tuttavia, chi soffre di patologie renali o epatiche, o presenta una storia clinica di problemi legati a questi organi, dovrebbe consultare un medico o un nutrizionista prima di iniziare, per valutare eventuali adattamenti e monitorare regolarmente le funzioni epatiche e renali durante il percorso.
Di solito si consiglia di seguirla per 2-3 mesi consecutivi, periodo durante il quale il corpo si adatta pienamente alla chetosi e si possono ottenere risultati significativi in termini di dimagrimento e composizione corporea. Successivamente è importante passare a una fase di reintroduzione graduale dei carboidrati, aumentando le quantità poco alla volta per evitare picchi glicemici e prevenire il recupero del peso perso. Questa transizione può includere l’introduzione di carboidrati complessi e integrali, mantenendo comunque un buon apporto proteico e di grassi sani per stabilizzare il metabolismo.
Sì, possono durare a lungo se, una volta terminata la fase chetogenica, si adotta un approccio di mantenimento intelligente. Questo include la reintroduzione graduale dei carboidrati: iniziare con piccole porzioni di carboidrati complessi e ricchi di fibre (come cereali integrali, legumi a basso indice glicemico e frutta a basso contenuto di zuccheri), aumentandoli di settimana in settimana e monitorando la risposta del corpo. Mantenere un apporto adeguato di proteine e grassi sani, insieme a una regolare attività fisica, aiuta a stabilizzare il peso raggiunto e a prevenire l’effetto yo-yo. Sì, se si mantiene uno stile alimentare equilibrato e un’attività fisica regolare.
Sì, e può accelerare il dimagrimento, ma è fondamentale farlo con gradualità, monitorando le reazioni del corpo e, soprattutto, con il supporto di un medico nutrizionista qualificato che possa personalizzare il protocollo in base alle esigenze individuali e alla salute complessiva. Sì, e può accelerare il dimagrimento, ma va fatto con gradualità e ascoltando il proprio corpo.
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